La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock
- Alessia Goisis
- 30 ott 2022
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 17 lug 2024
Anno: 1954
Regia: Alfred Hitchcock
Sceneggiatura: John Michael Hayes, basata su un racconto di Cornell Woolrich
Fotografia: Robert Burks
Scenografia: Hal Pereira e Joseph MacMillan Johnson
Musica originale: Franz Waxman
Montaggio: George Tomasini
Effetti speciali: John P. Fulton
Ass. alla regia: Herbert Coleman
Durata: 113'
Interpreti: James Stewart (L.B. «Jeff» Jeffries), Grace Kelly (Lisa Carol Freemont), Thelma Ritter (Stella), Wendell Corey (Thomas J. Doyle), Raymond Burr (Lars Thorwald), Irene Winston (Mrs. Thorwald), Judith Evelyn (signorina Cuore Solitario), Ross Bagdasarian (il compositore), Georgine Darcy (signorina Torso, la ballerina), Jesslyn Fax (la scultrice)
Produttore: Alfred Hitchcock.

La finestra sul cortile è costruito su tre elementi fondamentali: un uomo immobile che guarda continuamente fuori dalla finestra, l'oggetto del suo sguardo e infine le reazioni dell'uomo. Le sue espressioni facciali, insieme a quelle degli altri personaggi, fanno parlare il film senza bisogno di troppe parole.
Con tali componenti che costituiscono anche la più pura espressione dello spettacolo cinematografico, Hitchcock realizza un'appassionante indagine investigativa su un presunto omicidio, venata dalla caratteristica suspense della quale il regista è maestro indiscusso, euna profonda riflessione sul cinema e sul voyeurismo.
La pellicola, infatti, si presenta come modello di « disvelamento» del voyeurismo dello spettatore e dello spettacolo cinematografico stesso, nonché come riflessione sulla visione in generale. Con sottile riferimento allo spettatore, viene veicolato il messaggio per cui tutti noi, lungi dal ritrarre lo sguardo di fronte all'intimità della vita quotidiana altrui, aguzziamo invece la vista verso tutto ciò che è altro da noi, ma che contemporaneamente riflette ciò che siamo. Non a caso il protagonista del film è un fotografo costretto a restare seduto e a guardare attraverso la finestra le vite dei vicini, prima solo con i propri occhi, poi con binocolo e teleobbiettivo.
Il primo sguardo che spazia tra le vite dei dirimpettai non appartiene però al protagonista del film: dopo una falsa soggettiva sull'esterno, inaspettatamente viene infatti inquadrato in primo piano l'inquilino di cui lo spettatore pensava inizialmente di seguire lo sguardo, un uomo che abita nell'appartamento dalla cui finestra la macchina da presa si era affacciata sul cortile.
A costui appartiene lo sguardo che, fra noia e tentazioni voyeuristiche, si muoverà alla caccia dell'assassino e che coinciderà in tutto e per tutto con quello dello spettatore.
Viene presentato e nominato attraverso a scritta “Qui giacciono le ossa rotte di L.B. Jefferies” sull’ingombrante gesso che gli imprigiona la gamba sinistra.
L’uomo è circondato da oggetti - la macchina fotografica fatta in pezzi, le foto di gare automobilistiche e di altri set pericolosi, il negativo del primo piano di una diva presente anche su riviste patinate - sui quali scivola la macchina da presa per dare allo spettatore informazioni sulla sua attività lavorativa. Dalle parole scambiate al telefono con il suo capo, si viene a sapere che Jeff, non potendo ancora tornare al suo lavoro di fotoreporter, si distrae guardando i vicini dalla finestra, come in effetti continua a fare durante la chiamata. Tutti questi elementi rimandano in modo insistito al sottotesto del film, il discorso sullo sguardo e sul cinema.
Persino le salaci battute fra l'infermiera Stella e Jeff sottolinenano la dimensione visiva del film con i numerosi rifermenti alla “razza disdicevole di guardoni” che le persone
sono diventate e alla preveggenza di cui la donna sarebbe dotata.
La condizione di immobilità di Jeff ben rappresenta poi quella dello spettatore cinematografico che non può in alcun modo raggiungere l'oggetto del suo sguardo, come appare evidente nel concitato finale in cui l'uomo non può nulla di fronte all'aggressione del signor Thorwald nei confronti della fidanzata Lisa che si è addentrata nell'appartamento del presunto assassino per cercare prove della sua colpevolezza. Le persone spiate da Jeff inoltre non sapranno di essere guardate, così come i personaggi di un film non sanno di essere seguiti dagli spettatori, ma compiono le loro azioni svincolati dallo sguardo esterno del pubblico.
Nella New York degli anni Cinquanta, lo spettacolo quotidiano a cui si può assistere da una finestra su un cortile è rappresentato dalle giornate di un campionario di varia umanità: una coppia di sposini che passa il tempo ad amoreggiare dietro una tenda abbassata, un'avvenente danzatrice attorniata dalle sue prede maschili, marito e moglie senza figli alle prese con l’adorato cagnolino, un compositore in crisi, una zitella dal “cuore solitario”, una scultrice di opere astratte, i coniugi Thorwald spesso in lite fra loro.
Le fasi della vita di coppia
Vittima della noia, Jeff sta per cedere alle insistenti richieste di matrimonio della splendida e ricca Lisa, nonostante le perplessità su una donna troppo perfetta che finirà per lamentarsi di tutto, come sembra dimostrare la scena cui Jeff sta assistendo dalla finestra: al ritorno a casa, un marito trova la consorte a letto malata che si solleva solo per dargli addosso.
Urla femminili nella notte scuotono però Jeff dal suo torpore e accendono il rapporto con la fidanzata che ha l'occasione di mostrare un lato affascinante e inaspettato di sé, appassionandosi al mistero attorno alla scomparsa della signora Thorwald.
Oltre all'assassinio che crede si sia consumato di fronte ai suoi occhi, Jeff dalla finestra vede materializzarsi, di volta in volta, i suoi timori e le sue aspettative personali riflessi nelle vite degli altri: nella coppia in crisi intravede il suo futuro di marito stanco, nelle effusioni dei due sposini ritrova la gioia dell'innamoramento per Lisa, nella solitudine della donna di mezza età visualizza il suo futuro solitario nel caso rimanesse uno scapolo impenitente.
L'uomo inoltre, e noi con lui, vede anche le varie fasi della vita di coppia. L'allegra spensieratezza della giovane avvenente ballerina; gli sposini che entrano nel loro nuovo appartamento e lo «inaugurano» con una attività amatoria dalla quale siamo esclusi; la coppia senza figli che riversa l’amore genitoriale sul cagnolino; la zitella che cerca disperatamente una compagnia ma finisce per farsi adescare e rimanere invariabilmente sola; lo scapolo infelice che deve trovare una conclusione alla sua sonata, e infine casa Thorwald, tra le cui mura avviene l'omicidio. Ogni finestra si apre su una sfumatura differente del rapporto o mancato rapporto di coppia, e tutti sono sotto la lente di ingrandimento dello sguardo Jeff. Attraverso la finestra l'uomo guarda dunque gli altri e vede anche se stesso, cosi come lo spettatore, il cui sguardo coincide con il punto di vista dell'uomo, osserva la rappresentazione cinematografica della vita nei tanti piccoli set delimilati dalla cornice delle finestre dei singoli appartamenti.
Le tre direttrici
Tre sono dunque le direttrici lungo le quali il film si muove contemporaneamente: quella narrativa che si risolve nel giallo - le modalità del delitto sono ispirate a due fatti di cronaca avvenuti in quel periodo in Inghilterra -, quella meta-cinematografica e quella della trattazione del rapporto di coppia.
Il rapporto tra uomo e donna è d'altra parte uno dei temi ricorrenti in Hitchcock. Il fulcro della percezione dell'atto dell'osservare di Jeff sembra strettamente connesso con la pulsione
sessuale nei confronti della fidanzata Lisa. Nella scena in cui la donna si intrufola nella casa dell'assassino, Jeff ricopre il doppio ruolo di personaggio e spettatore poiché, oltre a sviluppare una reazione prestabilita dalle possibilità emotive e psichiche del suo personaggio, subirà anche un coinvolgimento emotivo derivante dall'immedesimazione tipica del rapporto spettatoriale cinematografico, cioè dall'atto di guardare la donna nel mezzo di una scena ad alto potenziale di rischio. Nonostante infatti Lisa provi più volte a sedurre manifestamente Jeff, egli appare sempre distante e disinteressato. Lisa riuscirà a conquistare davvero l'uomo solo quando supererà la finestra, cioè quando si troverà nella posizione di essere guardata e diventerà quindi oggetto di visione. Per attrarre Jeff, la donna dovrà modificare la percezione che lui ha di lei e lo farà attuando un tipo di seduzione puramente cinematografica. Del resto anche la sua prima apparizione è caratterizzata fortemente da elementi propri del linguaggio cinematografico: la sua figura, preceduta dalla
sua ombra, si muove e si staglia sopra quella di Jeff in un vero e proprio assedio che si conclude con un onirico bacio al ralenti.
Il ruolo di Lisa: contro le regole del cinema classico
Lisa, nel corso delle narrazione, si trasforma da aiutante di Jeff, a soggetto in azione dello schermo visivo, a oggetto concreto dello sguardo del protagonista, della sua voracità voyeuristica. Da una parte, quindi, Lisa deve necessariamente diventare un soggetto attivo per sopperire all'impossibilità motoria di Jeff, scompaginando alcune regole del cinema classico hollywoodiano per cui la donna e solo oggetto passivo di sguardo e simbolo di bellezza mentre l'uomo rappresenta la forza e l’intraprendenza. D'altra parte, però, dovrà sottomettere il suo corpo al piacere voyeuristico di Jeff, e quindi lasciarsi guardare, per appagare il desiderio maschile e per conquistarlo. La giovane è così personaggio d'azione attivo ma anche vittima, che assume quindi un ruolo maschile e un ruolo femminile contemporaneamente. La scena finale, a tal proposito, è ironica e tagliente: mentre Jeff dorme, Lisa abbandona il libro sull’Himalaya che stava leggendo e comincia a sfogliare una rivista di moda. La donna si è emancipata dal suo statuto (tra l'altro indossa per la prima volta dei pantaloni) e siede fiera di fronte all’avventuriero Jeff, ancora bloccato sulla sedia a rotelle con entrambe le gambe ingessate.
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